COELOGYNE CRISTATA
di Claudio Frenez
Croce e delizia degli orchidofili. Quando è in fiore, è uno spettacolo magnifico; questo è confermato dai tantissimi riconoscimenti concessi a molteplici cloni di questa specie.
Cresce nelle alte montagne dell'India e del Nepal. È caratterizzata da pseudobulbi che, se ben coltivati, risultano gonfi, tondeggianti, dalle dimensione di un uovo. In inverno produce un'inflorescenza che, sviluppandosi molto lentamente, tra marzo e aprile dischiude diversi fiori, molto grandi, di un bellissimo bianco, interrotto solo da alcune creste gialle nel lobo medio del labello.
Il suo habitat coincide con quello dei classici Cymbidium indiani a fiori grandi, per cui in natura riceve tantissima pioggia da maggio a settembre, ed in particolare a luglio ed agosto; con l'autunno si deve ridurre l'acqua e bisogna esporre la pianta al freddo; non deve essere bagnata nei mesi invernali, escluso qualche rara spruzzatura nel caso che gli pseudobulbi si raggrinzissero troppo. A questo punto dovrebbe essersi formato il getto floreale, alla base dello pseudobulbo. Questo getto rimane in quiescenza molti mesi, per cui non dobbiamo preoccuparci se non si sviluppa in modo rapido come in altre orchidee. Alla fine dell'inverno, comincia a crescere più in fretta, per aprire i fiori a marzo.
È una pianta molto sensibile alle divisioni ed al rinvaso, per cui meno la si tocca e meglio è. Io la coltivo in un ampio cestino con fibra di cocco, che non richiede rinvaso frequente. Le sue radici fini, che entrano in riposo durante l'inverno, suggeriscono comunque un substrato abbastanza fine, che trattenga acqua durante l'estate, ma che nel contempo dreni molto bene; ad esempio un misto di bark di pezzatura medio-fine, perlite e sfagno. Si tratta di una bellissima orchidea che merita senza dubbio di essere coltivata.
La mia collezione comprende diverse coelogyne alcune delle quali da serra calda ed altrettanto belle ma a mio parere la più bella fra questa specie è lei la coelogyne cristata.
Ciao a tutti, Claudio.